Non c’è nulla di ovvio nel concetto di cura, né l’atto di curare è una pratica scontata.
È perciò che a tale concetto e a tale pratica sono, in larga parte, dedicate le pagine di questa raccolta di scritti, elaborati in forma di seminari rivolti ad amici di pensiero: analizzanti, per posizione etica, più che analisti.
Di quale cura ha necessità, se non addirittura urgenza, il soggetto contemporaneo? Di quale ascolto che non trova? E di quale parola vera che, nella diffusa logorrea, non riesce a spuntare mai?
Possono la teoria e la pratica dell’inconscio offrire al soggetto di oggi questo spazio accessibile alla ricerca, all’enigma, all’impercorso e, quindi, all’altro?
Un mondo afflitto come il nostro da un’ingravescente povertà di linguaggio ha contribuito a scavare la più minuziosa e profonda resistenza nei confronti del rischio di incontrare l’altro con la sua estraneità, con le sue ombre inattese e il suo mistero.
Lungo le pagine di questo libro si possono trovare l’affanno e la passione di un’analisi incompiuta che ha la pretesa di non arrendersi all’indifferenza e di non cedere agli ostacoli, ma di procedere.
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