In questo denso saggio, Gennaro Sasso ripensa le molte questioni che si intrecciano nel primo libro del De vulgari eloquentia e ne fornisce una puntuale interpretazione unitaria. Particolare attenzione è stata dedicata al nesso che lega la nascita del linguaggio alla dimensione edenica e alla condizione in cui l'uomo si trovò a vivere dal momento in cui, perduta l'iniziale felicità, entrò in contatto con il dolore e con la morte. Deriva da qui l'interesse con cui nel libro è stato affrontato anche il tema della Torre di Babele, e la cura messa nel restituire il senso autentico di quel che si nasconde nella questione della così detta dispersione delle lingue. Attentamente studiati sono stati pure quegli aspetti che nel testo dantesco alludono alla situazione politica italiana, che emerge a tratti in primo piano consentendo di cogliere la connessione che lega il trattato sulla lingua da un lato al Convivio, in parte già scritto, e da un altro alla Commedia, che di lì a poco avrebbe avuto inizio. Un'analisi particolarmente approfondita è stata infine dedicata allo studio, in relazione ad alcuni luoghi della Metafisica aristotelica, del modo in cui Dante spiegò il senso della venatio da lui data al volgare illustre.
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