L'aviatore Herberts Cukurs è considerato un eroe nazionale lettone. Eppure durante la Seconda guerra mondiale militava nel Commando Ar?js, una brigata della morte al servizio dei tedeschi. Mentre nella Lettonia di oggi si indaga su Cukurs per decidere se processarlo, Linda Kinstler scopre che suo nonno Boris, di cui si sono perse le tracce nel 1949, era legato allo stesso famigerato Commando. Ma quale ruolo aveva? Era un collaboratore dei tedeschi o una spia dei russi, o entrambe le cose? Kinstler prova a dipanare i fili della storia familiare e collettiva interrogandosi sulle ondate di revisionismo, sui meccanismi della giustizia, sulla conservazione e manipolazione della memoria, nonché sugli strumenti che abbiamo a disposizione per sconfiggere l'oblio.
«Un'affascinante storia di "giustizia differita, rinviata, elusa, incompiuta", in grado di farci riflettere».
«The Guardian» Tra le storie amare del Novecento europeo, quella della Lettonia è un concentrato di dolori e rimozione. Un lungo dominio sovietico, tre anni di occupazione nazista, la comunità ebraica quasi interamente distrutta. Poi, nei decenni successivi, un silenzio sordo, un oblio riservato tanto alle vittime quanto ai carnefici. Tra questi ci sono i membri del famigerato Commando Ar?js, ritenuto responsabile di aver rastrellato gli abitanti del ghetto di Riga e averli condotti alla morte nella foresta di Rumbula. Alcuni, come il «Lindbergh lettone», l'eroe aviatore Herberts Cukurs, fuggirono in Sudamerica. Altri sparirono nel nulla, come il nonno di Linda Kinstler. Anni Dieci del nuovo secolo: la notizia che il procuratore generale della Lettonia ha aperto un'indagine su Cukurs spinge l'autrice a scandagliare le vicende del suo Paese di origine e della sua famiglia. Kinstler ripercorre cosí la storia di Cukurs, ormai morto da tempo - il Mossad l'ha assassinato nel 1965 - ma oggetto di un'intensa campagna di riabilitazione, e si mette sulle tracce di suo nonno Boris, di cui non si sa piú nulla dalla fine degli anni Quaranta. Nel farlo si avventura nel complesso rapporto che la nuova Lettonia europea ha col proprio passato, e cerca di esplorare il modo in cui «la memoria dell'Olocausto si protende nel presente e lo condiziona». Dalla storia familiare si passa inevitabilmente a quella collettiva, ricostruita attraverso le testimonianze dei sopravvissuti e dei loro figli, la cronaca dei processi celebrati in Germania, in Unione Sovietica e in Israele, gli articoli dei giornali brasiliani e le lettere scambiate dai rifugiati ebrei in tutto il mondo. Guidata dalle riflessioni dello studioso Yosef Yerushalmi, che si chiede se il contrario dell'oblio non sia la memoria bensí la giustizia, l'autrice illumina gli aspetti legali e i dilemmi familiari, le eredità private e collettive, prendendo nota «dei fallimenti, delle vittorie e dei silenzi della legge», e cercando di capire che cosa significhi conservare la memoria in questa nuova epoca incerta.«Evitando conclusioni semplicistiche o definitive, Kinstler fornisce un modello di ricerca storica approfondita unita a una narrazione emozionante e coinvolgente».
«New York Journal of Books»
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