Questo volume, indagando testi biografici bizantini quasi mai tradotti in italiano, ricostruisce la storia, la vita e le opere dei santi stiliti. Ma ne narra anche la leggenda: un mito spirituale che ha attraversato i secoli e, tramite la poesia di Kavafis e di Rilke, è arrivato fino al cinema di Buñuel e Monicelli. Viaggiando nelle province dell'Impero bizantino poteva capitare di imbattersi in un monaco arrampicato sulla sommità di una colonna: un asceta che passava la sua vita sospeso tra terra e cielo, dedicandosi alla preghiera e agli esercizi spirituali. Era uno spettacolo strano, che attraeva fiumi di pellegrini. Nonostante la bizzarria di un'ascesi tanto estrema e sorprendente, l'incontro con uno stilita era un evento meno eccezionale di quanto si potrebbe pensare. Gli abitatori delle colonne non erano poi cosí pochi, soprattutto nei deserti della Siria. Sempre esposti alle intemperie, sottoponevano il corpo a prove durissime. Ma sapevano anche compiere miracoli, guarire i malati, formulare profezie, esorcizzare gli indemoniati. Grazie a queste doti straordinarie si guadagnavano la devozione di fedeli di ogni strato sociale che accorrevano in massa ai piedi delle loro colonne: contadini, soldati, funzionari di corte, e persino imperatori. Per il loro prestigio, gli stiliti erano spesso chiamati a dirimere controversie, sostituendosi alle autorità civili e assumendo cosí anche un ruolo politico. Di molti di loro conosciamo non solo i nomi ma anche le vicende esistenziali che li hanno portati a una scelta cosí radicale.
«Fu intorno al 412 che Simeone decise di salire su una colonna, inizialmente di un'altezza modesta - quattro cubiti (circa un metro e ottanta) -, dove trascorse sette anni, durante i quali la sua fama si diffuse ovunque. In seguito i fedeli gli edificarono una colonna piú alta, di trenta cubiti (circa tredici metri), che lo ospitò per altri quindici anni; la colonna successiva, ancora piú imponente, ne misurava quaranta (circa diciotto metri). Sul numero e sull'altezza delle colonne le fonti non concordano, ma tutti i testi affermano che il santo cambiò svariate colonne, sempre piú alte. L'ascesi sulla co- lonna, dunque, prevede che lo stilita si stabilisca su pilastri di altezza sempre maggiore, nel tentativo di avvicinarsi al cielo, di rendere piú radicale il proprio isolamento e, forse, anche di dominare dall'alto i propri simili. Lassú, l'asceta persevera nei suoi esercizi spirituali, dedicandosi a preghiere, veglie e digiuni; secondo gli agiografi, il demonio continua a mettere alla prova la sua capacità di resistenza».
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