Finché dalla faccia della Terra non sarà cancellata qualunque traccia di fascismo, con il suo corollario di razzismo, sessismo, abilismo, transfobia e, naturalmente, di brutale sfruttamento di classe, essere antifascisti non soltanto avrà senso ma sarà semplicemente indispensabile. A dimostrarlo, oltre alla gloriosa storia della resistenza ai regimi autoritari del secolo scorso, con in testa l’Italia di Mussolini e la Germania di Hitler, la rivoluzione in corso nella Siria del Nord e, sempre ai nostri giorni, la clamorosa insorgenza statunitense che, dai fatti di Charlottesville in poi, ha reso chiaro come il movimento antifascista sia tutt’altro che limitato ai soli paesi europei. Al contrario, ovunque la violenza squadrista provi a rialzare la testa con la complicità dei soliti, interessati padroni del vapore e il supporto di larghe schiere del giornalismo mainstream, le uniche risposte degne di questo nome come insegnano le gesta dell’Azione Antifascista in paesi come Regno Unito, Russia, Francia o Spagna – arrivano dal basso, grazie all’autorganizzazione di chi non ha nessuna intenzione di assistere inerme all’abominio della nuova ondata suprematista promossa da fascisti in doppio petto e con il manganello.
Con coraggio e amore per la verità, Mark Bray scrive quella che è stata salutata come «la prima storia transnazionale dell’antifascismo del dopoguerra», dando voce agli antifascisti e descrivendo le teorie e le pratiche della nuova Resistenza.
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