Un aneddoto, riportato da Samuel Sharp e poi ripreso, tra gli altri, da Diderot, Nietzsche, Croce, Lacan, racconta di un predicatore a Largo di Castello a Napoli che richiama la folla distratta dal chiasso dei burattini agitando il crocefisso e gridando: «Questo è il vero Pulcinella». Intorno a esso e a questa dialettica costitutiva, ovvero ai tempi forti che hanno scandito nei secoli la vita pubblica in Italia, si raccoglie «tutta la massa eterogenea di racconti, cronache, osservazioni sulle feste italiane». Accanto a questa scena simbolica si apre un'altra dimensione, una scena immaginaria, in cui si riuniscono «tutte le attività "ludiche" attraverso le quali una società si rappresenta, dando una sorta d'immagine pubblica di sé». E, infine, si rivela una terza scena, definita reale, «nella quale si ritrovano tutti quei fatti spettacolari (i riti punitivi, soprattutto), di cui né la scena simbolica, né la scena immaginaria possono rendere conto».
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