Uno degli imperativi morali della nostra epoca, divenuto quasi uno slogan, promuove la capacità di 'essere se stessi' ignorando l'opinione altrui. L'origine di questa idea moderna dell'autenticità individuale viene generalmente ricondotta a Rousseau: a partire dall'età romantica, i suoi scritti e la sua vita sono stati letti come esempi paradigmatci di una nuova etica, che esalta l'originalità, l'autonomia, la spontaneità, la solitudine, nella fiducia che esista un io 'naturale' indipendente dalle relazioni intersoggettive. Questo libro offre un'interpretazione diversa e riscopre il Rousseau dell'io 'sociale', il pensatore consapevole della mediazione e della lotta nella genesi dell'identità, lo psicologo della rivalità e del mimetismo; il sociologo dei conflitti di prestigio; il servo in cerca della lode dei padroni; il plebeo in carriera precursore del mito ottocentesco del 'parvenir'; l'intellettuale che usa il sapere come sfida e seduzione. La dialettica fra impulso romantico e bisogno di riconoscimento definisce il quadro entro il quale si muove il pensiero di Rousseau, mettendo in luce, come illustra puntualmente l'autrice, un conflitto della soggettività moderna in cui l'aspirazione individualistica si oppone alle esigenze sociali della condizione umana.
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