Dopo l'ampia ricognizione sistematica sul principio del montaggio presentata nel precedente volume delle Opere scelte (la "Teoria generale del montaggio") questo libro raccoglie ora tutti i contributi tecnici e specifici dedicati da Ejzenstejn al più classico tra i nodi della teoria del cinema, dalla primitiva formulazione del concetto nel famoso manifesto del 1923 sul "Montaggio delle attrazioni", concepito ancora nel contesto dell'avanguardia teatrale, alla sua immediata riformulazione in termini propriamente filmici nel "Montaggio delle attrazioni cinematografiche" (un testo solo oggi ristabilito nella sua integrità), attraverso l'avventura del montaggio "intellettuale" e l'idea di una "drammaturgia della forma", via via fino agli esiti più compiuti e totalizzanti della ricerca raccolti nei tre grandi saggi sul "Montaggio verticale" (1940-41), punto d'arrivo di una complessa teoria del testo audiovisivo nella quale il montaggio funge da principale strumento di organizzazione "polifonica". Al di là dell'incessante proliferare di nuove soluzioni e proposte, un tema costante attraversa tutti i saggi raccolti in questo libro, anche nei loro risvolti più tecnici: il rapporto tra la rappresentazione e il senso (che non è rappresentabile), o, più profondamente, l'analogia tra il discorso del cinema e il processo creativo del pensiero. Per Ejzenstejn, infatti, il montaggio è uno dei procedimenti discorsivi del cinema in cui questo rapporto appare all'opera nella sua più forte produttività.
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