Una ricca e lunga tradizione letteraria risalente al tardo Duecento, nonché una notevole abbondanza di variazione diacronica e sincronica, conferiscono al dialetto napoletano una posizione privilegiata tra le lingue romanze, offrendo al romanista una preziosa occasione per esplorare l'evoluzione strutturale di una delle varietà romanze meno studiate. A differenza dei dati empirici di altre varietà romanze che hanno spesso contribuito all'indagine e alla rivalutazione di idee e di ipotesi circa questioni riguardanti la struttura linguistica, la variazione tipologica e il mutamento linguistico ? sia in chiave prettamente romanza che in chiave più generale ? l'importanza dei dati napoletani rispetto ai temi ora ricordati è invece passata quasi sotto silenzio, perché i dati in questione o non sono generalmente noti o non sono stati oggetto di analisi sufficientemente approfondite per ottenere una corretta valutazione della loro rilevanza comparativa e/o teorica.
L'obiettivo principale della presente opera consiste perciò nel colmare le lacune individuate sopra attraverso una ricca documentazione e un'approfondita descrizione storica della fonologia, morfologia e sintassi del napoletano. Il risultato è una descrizione che risulta sufficientemente comprensiva da potersi qualificare come una grammatica di consultazione e, al contempo, formulata secondo un'impostazione che agevoli lo studio in diacronia e in sincronia di fatti individuali come parte di un sistema coerente, nonché il loro confronto con altre varietà (italo)romanze.
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