15 settembre 1864: a tre anni dall'unificazione, la capitale del nuovo Stato fu trasferita da Torino a Firenze. Città provinciale e cosmopolita, Firenze fu vista come una buona mediazione tra le rigidità piemontesi e la sfida che si voleva portare a Roma, ancora saldamente nelle mani del papa. L'evento ebbe un forte peso istituzionale e un significativo impatto simbolico. Anche se per Firenze fu solo una reggenza di pochi anni (fino al 20 settembre 1870, quando capitale d'Italia diventò Roma), gli effetti sulla città furono tutt'altro che lievi. Mentre, sulle orme delle altre capitali europee, un piano di ampliamento intervenne sul profilo urbano e l'antico fece spazio ai nuovi grandi luoghi della celebrazione, il tessuto sociale stesso di Firenze subì una profonda trasformazione, si aprì ad accogliere la moderna borghesia italiana e a proiettarsi su scenari più ampi e del tutto nuovi. Senza rinunciare al loro orgoglio regionale, i suoi migliori esponenti si fecero classe dirigente nazionale, la città si aprì a nuova e più ariosa socialità, visse inediti fermenti politici, vide nascere importanti iniziative editoriali e giornalistiche e si trasformò in un laboratorio di idee, di cultura e di progetti di governo destinati a durare nel tempo.
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