Cos'è che lascia a metà, irrisolte, le piccole vite dei personaggi tracciati da Antonio Debenedetti nei suoi racconti levigati, essenziali? L'autore stesso sembra domandarselo e domandarlo a loro, gli inquilini misteriosi della sua penna. Li incalza, li pedina. In ciascun racconto, si mette sulle loro tracce: raduna dettagli, ricostruisce una mappa degli spostamenti, li insegue nel loro andare incontro a un destino. Per ognuno setaccia un nodo, una stortura, un indizio del male di vivere che li accomuna tutti: c'è il rapporto complicato con il proprio corpo e con l'età; le diffidenze e i sospetti che germogliano tra le pareti domestiche; le ansie tenaci di contatto tra esseri umani, E ancora le debolezze, il desiderio, l'ambizione, il successo, la (precaria) notorietà, il fascino del proibito, il denaro, la politica. Nella pagina di Debenedetti, nello stile impassibile che più volte gli è valso il paragone con i più grandi maestri della letteratura del secolo scorso, ognuno può scoprire una lastra impietosa del nostro tempo.
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