La Pandemia Ha Reso Possibile Ciò Che Era Impensabile. Due Governi, Il Conte Ii E Il Draghi, Si Sono Succeduti Nella Scrittura E Nell’implementazione Del Pnrr, Un Programma Straordinario Di Investimenti E Riforme. Il Governo Draghi Vi Ha Inserito Alcune Riforme Fondamentali (pa, Giustizia, Concorrenza), Previste Come Obiettivi Vincolanti Del Piano Che Rappresenta Perciò Anche – Forse Soprattutto – Un Cambiamento Strutturale Nel Modo Di Funzionare Della Pa, E Come Tale è Potenzialmente In Grado Di Rilanciare La Spesa In Investimenti Ordinari In Un Paese Che Storicamente Non Sa Spendere Se Non Una Piccola Parte Dei Fondi Per Lo Sviluppo E La Coesione. Ma Mentre I Due Governi Si Dedicavano Alla Programmazione Di Lungo Periodo Di Investimenti E Riforme, Dovevano Nel Frattempo Gestire Politiche Economiche Emergenziali Di Ristoro, Prima Per La Pandemia E Poi Per La Crisi Dei Prezzi Del Gas. E Così Negli Anni 2020-22 Il Dibattito Politico Ha Vissuto Un Paradosso: Con Il Pnrr Si Annunciavano Investimenti Di Lungo Periodo, Ma Le Riforme Strutturali Venivano Accantonate, Per Via Di Un’eredità Politica Che Le Rimetteva In Discussione Durante Il Conte Ii E Per Il Veto Incrociato Dei Partiti Con Il Governo Draghi. Il Risultato è Che Le Grandi Riforme Sono Rimaste Al Palo E Nemmeno Si è Proceduto A Riformare Il Reddito Di Cittadinanza, Le Pensioni E La Contrattazione Dei Salari. Oggi Però Le Riforme Mancate E La Tentazione Della Spesa Pubblica Corrente Possono Mettere A Rischio Il Pnrr. L’attuale Governo Deve Perciò Concentrarsi Sull’eredità Del Piano Anziché Metterne In Discussione I Presupposti. Pena Perdere I Finanziamenti. E La Faccia Con Tutta L’europa.
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