Al centro di questo libro vi è un cerchio di un metro di diametro. Meno di un metro quadrato di foresta del Tennessee, che grazie all'abilità di David Haskell diventa una piccola finestra spalancata sul vasto mondo della natura: il biologo americano è infatti «convinto che le storie ecologiche della foresta siano tutte rappresentate in un'area grande quanto un mandala, e addirittura che la verità della foresta possa essere rivelata in modo piú intenso e chiaro dalla contemplazione di una piccola superficie che non indossando gli stivali delle sette leghe per coprire lunghe distanze in un intero continente senza però scoprire quasi nulla». Per un anno Haskell è andato quasi ogni giorno nel luogo prescelto e il suo resoconto è un ritratto vivido della foresta e dei suoi abitanti colti nel mutare delle stagioni. Ogni breve capitolo inizia con una semplice osservazione: una salamandra che guizza da sotto le foglie, l'effimera fioritura dei fiori selvatici primaverili, il dinamico germogliare delle felci, due chiocciole fuse in un groviglio amoroso... A partire da minimi accadimenti e accurati dettagli l'autore intreccia biologia e processi ecologici, mettendo in relazione la flora e la fauna con i fenomeni naturali, descrivendo gli ecosistemi che si sono succeduti per migliaia, a volte milioni, di anni. Ogni sua visita alla foresta diventa cosí una storia naturale in miniatura, nella quale vengono sbrogliate con eleganza e poesia le intricate connessioni tra le creature e le piante che dimorano nei boschi. *** «Il manto nevoso alto fino alle caviglie ha livellato la superficie fessurata e irregolare della foresta in una morbida alternanza di protuberanze e avvallamenti. Questa copertura nasconde le profonde spaccature fra le rocce e rende insidiosa la camminata. Mi muovo lentamente, reggendomi ai tronchi d'albero, per non scivolare mentre mi arrampico non senza difficoltà verso il mandala. Spazzo via la neve dal mio sasso e mi siedo stringendomi nel giaccone. Schiocchi fragorosi, come colpi di arma da fuoco, vibrano lungo la vallata piú o meno ogni dieci minuti. Il rumore proviene dalle fibre che si spezzano nei rami nudi e ingrigiti degli alberi ghiacciati. La temperatura è scesa a meno dieci; non una gelata eccezionale, ma il primo vero freddo dell'anno, sufficiente per mettere a dura prova il legno degli alberi. Il sole fa capolino, e il soffice manto di neve bianca si trasforma in migliaia di punti di luce fulgida. Prelevo una ditata di questo miscuglio scintillante dalla superficie del mandala. Vista da vicino, la neve è un groviglio di stelle a specchio. La luce del sole mette in evidenza la fine trama di ogni fiocco, rivelando bracci, aghi ed esagoni perfettamente simmetrici. Centinaia di questi meravigliosi cristalli ammassati sul mio polpastrello».
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