Sembra impossibile poter dire qualcosa di nuovo e di ragionevole sulla vita di Gesù, ma è quanto tenta di compiere Christoph Türcke. Il libro ci presenta infatti un "Gesù storico" sicuramente lontano da quello familiare all'iconografia e alla predicazione cristiana. Türcke legge piuttosto ciò che del Nazareno lasciano filtrare i testi neotestamentari mediante i criteri esegetici di Ernst Käsemann, radicalizzati e arricchiti dall'apporto del filtro teorico con cui Freud ha insegnato a interpretare i sogni e la loro stratificata elaborazione delle sofferenze subite. Decifrando con pazienza ogni indizio che nei vangeli canonici possa ricondurre in presenza del Gesù terreno, Türcke individua nel contrasto con Giovanni il Battista il trauma lacerante in grado di illuminare la scandalosa condotta pubblica del commensale di pubblicani e peccatori. A sua volta, nella rielaborazione del trauma patito dai suoi discepoli per via della crocifissione del maestro è identificata l'origine della fede nella sua risurrezione e dell'interpretazione della sua fine atroce come "morte per i nostri peccati". Anche l'immagine di Paolo che Türcke ci offre è inedita: a motivare il suo instancabile apostolato è una segreta lacerazione interiore - l'incomponibile doppia fedeltà al giudaismo e alla cittadinanza romana -, che trova la sua pacificazione solo nell'audacia del sogno a occhi aperti di offrire alla signoria di Cristo tutto l'Impero da Oriente a Occidente.
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