O voi ch'avete li 'ntelletti sani, mirate la dottrina che s'asconde sotto 'l velame de li versi strani. [Inf. IX, 61-63] In questa terzina Dante indica di "mirare" a ciò che si "nasconde sotto il velo dei versi strani" cioè alle sue terzine, in una lettura che vada oltre la lettura letterale e simbolica. Il poeta spiega come la sua opera possa essere letta sotto diversi punti di vista, ma il più importante e nascosto è quello anagogico o spirituale. Questo è l'obiettivo, riuscire ad avvalersi dell'opera come strumento "spirituale", una via per attraversare l'inferno e salire fino alla sommità del paradiso: l'incontro con Dio, con il punto, con l'origine del tutto. "Tutti all'inferno" è infatti un augurio, che ognuno possa trovare nel proprio inconscio i suoi talenti, la propria strada verso il sé, la propria anima che lo porti a vivere con gioia e gratitudine ogni giorno della sua vita. È questo un atto di coraggio che serve a uscire dalla meccanicità di comportamento nella quale siamo immersi e un atto d'amore che conduce alla responsabilità di ogni nostro gesto per trovare la via che conduce all'infinito. Prefazione di Luciana Landolfi.
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