Le lezioni sul culto greco raccolte in questo volume, che Nietzsche tenne tra il 1875 e il 1878, furono le ultime della sua carriera di docente di filologia classica a Basilea, e testimoniano il nuovo orientamento che volle imprimere al suo studio dell'antichità greca, lontano dalle tonalità della Nascita della tragedia. Mettendo a punto un inedito metodo di ricerca storica e prendendo a bersaglio l'immagine «chimerica» del mondo greco e il donchisciottismo dei filologi – invitati ad andare a scuola dagli etnologi e dagli antropologi –, Nietzsche passa in rassegna le contaminazioni straniere di cui è impregnata la religione greca. Né teme di stilare l'elenco degli «errori» nel «modo di pensare e di dedurre» che sono alla base del servizio divino greco, delineando così una sorta di anatomia del «pensiero impuro» all'origine di ogni forma di culto. E tuttavia non rinuncia a definire l'essenza dello spirito greco: di quel Greco capace di «imparare festosamente come un dilettante» di genio, perché sa appropriarsi e superare ciò che è estraneo – e non si limita, come i romani, a «pavoneggiarsi con ciò che ha preso a prestito».
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