Questa è la storia di un uomo che avrebbe voluto fare la rivoluzione e che, sconfitto, fini per vivere il proprio ruolo come una prigione. È la storia di un rivoluzionario professionale del Novecento e, attraverso di lui, di un'intera generazione, delle sue passioni, speranze, illusioni, vittorie e sconfitte. È la storia di un dirigente politico e insieme il racconto della vita di un giovane che sognava la presa del Palazzo d'Inverno e si trovò invece a combattere la dittatura fascista; che avrebbe voluto rinnovare la vita del Paese attraverso la Resistenza e finì a fare il senatore e l'uomo d'apparato. Pietro Secchia fu un combattente sconfitto dalla storia, isolato all'interno del suo stesso partito, costretto a reinventarsi come storico del movimento operaio, per avere ancora l'illusione di "contare qualcosa". La sua vita fu un'avventura piena di fughe, di arresti, colpi di scena, dolori - come il tradimento del suo più stretto collaboratore, che gli costò la fine della carriera politica - di viaggi, di incontri, fino alla morte e ai dubbi su un possibile avvelenamento. Grazie a una documentazione in larga parte inedita e a un innovativo approccio interpretativo, Marco Albeltaro disegna un ritratto esistenziale che risponde a molte domande rimaste senza risposta: cosa è stata la militanza politica nel Novecento, pervasiva e totalizzante, come sia stato possibile, per Secchia e per la sua generazione, continuare a fare i rivoluzionari senza fare mai la rivoluzione.
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