L'uomo emarginato non appare explicite nei documenti della coscienza sociale medievale. Manca negli scritti che analizzano le divisioni sociali dell'alto Medioevo; non è presente in quelle opere che illustrano «i ceti di questo mondo»; è assente nel quadro tardo-medievale della «danza della morte», dove uno scheletro organizza la sfilata dei gruppi e delle categorie sociali di quel tempo. Eppure, egli è presente nella vita delle società medievali come risultato della negazione individuale o di gruppo dell'ordine dominante, delle norme accettate di convivenza, delle regole e delle leggi vigenti. Si ha così un mondo sociale an sich, in verità poco unito all'interno, ma che la società percepisce come diverso. La tavolozza di tale diversità è ricca sia per quanto riguarda le varie attività o categorie, che in mancanza di altro termine possiamo definire professionali, sia per quanto riguarda la scala di separazione in rapporto alla società costituita. Gli emarginati ci vengono presentati dalla letteratura medievale come pure dall'arte di quell'epoca; contro di loro si rivolge la letteratura religioso-morale nonché la legislazione statale, ecclesiastica o municipale: assenti negli archivi della coscienza sociale, gli emarginati sono più che presenti in quelli giudiziari e polizieschi.Acquista l'ebook e continua a leggere!
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