Terra della memoria e luogo del rifugio, esatto contrario del luogo dell'esilio, l'Italia è ancestrale e visitarla significa avvertire in sé, come D.H. Lawrence, la pulsazione di antiche culture, o scoprire d'incanto, per dirla con Albert Camus, quello che il mondo offre di più bello. Nel ventesimo secolo sono tante le storie che ci narrano i viaggiatori italiani e stranieri: storie di uomini, di sentimenti, di emozioni, di città, di paesaggi. Da Virginia Woolf a Jean-Paul Sartre, menti inquiete, malinconici di antica memoria, esuli, espatriati, randagi hanno scelto il nostro paese come il posto dove appagare il proprio desiderio di conoscenza e curare le proprie angosce, dove anelare, negli incontri imprevisti, a quei drastici cambiamenti in cui la vita si rinnova. Così i pur mutevoli tratti del paese consentono a quelli che vi giungono di abbeverarsi alla sorgente della civiltà occidentale, di sperimentare una favolosa regressione temporale nella culla della classicità o di assaporare panorami che, malgrado insidie e stravolgimenti, vivono del primato dell'arte e della bellezza.
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