Lo scritto mette in luce l'importanza filosofica della soluzione severiniana dell'aporetica del nulla, interrogandosi sia sui motivi per cui l'aporia sorge e resta irrisolta per due millenni, sia sui motivi per cui tale soluzione viene rifiutata dalla riflessione filosofica contemporanea. Emerge che tanto l'insorgenza e l'irrisolvibilità dell'aporia quanto il suo rifiuto dipendono da un certo modo di concepire l'"ente", inaugurato da Platone e da allora divenuto fondamentale, che isola il "ciò che" dal suo "è". Radicato su questa millenaria logica "isolante", il pensiero contemporaneo non può che rifiutare la soluzione severiniana, che afferma l'originarietà della sintesi tra i momenti che costituiscono il significato "nulla". Ma nel tentativo di negare la soluzione severiniana, il pensiero contemporaneo non fa altro che portare a galla l'intima ed essenziale contraddittorietà del proprio dire.
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