
Un passaggio dalle tenebre alla luce, si potrebbe dire, per Rameau come praticante e come teorico. Dall’oscura routine professionale di provincia, alle luci e alle polemiche della corte e della ribalta teatrale parigina. E dalla più o meno tranquilla applicazione di regole tradizionali relativamente oscure e incoerenti all’ostinata ricerca dei principi di un sistema capace di accontentare insieme il senso e la ragione. Si potrebbe quindi dire: un’armonia doppiamente dotata di senso. Il suo Traité (1722) ottenne un immediato successo ed è considerato ancora oggi la radice dell’armonia tonale. Molto citato, è poco letto nella sua versione originale ed è conosciuto principalmente nelle esegesi di d’Alembert, di Rousseau e di altri che lo hanno divulgato, e criticato. Questa traduzione italiana, la prima a essere pubblicata, cerca di restituirne il senso autentico attraverso la ricerca della fedeltà al testo, anche nelle sue ambiguità, nelle sue suggestioni e nei suoi non detti. Il Traité può stimolare ancora oggi la riflessione sull’armonia tonale anche nella prospettiva di un suo eventuale ritorno al futuro.
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